Capitoli

Tempo di lettura: 2 min

29 marzo 2025

Questo racconto nasce dall'esigenza di dedicarmi a me, al vero io esistente tra silenzi, contemplazioni e natura.
Ricercavo un vivere, una quotidianità semplice che richiamasse il passato, ma non al mio. Al quel passato dove il niente era riempito con poco, e bastava. La soluzione mi si presentò come l'Eremo, quella parola greca che significa deserto.

Ma quale? Scelsi il più antico in Italia, a 1100 metri di solitudine sulle colline casentinesi: l'Eremo di Camaldoli.

Vista dall'Eremo, con un daino che mi osserva incuriosito

I monaci Camaldolesi si contraddistinguono per la loro forte connotazione eremitica e al tempo stesso ospitale. Vivono in celle singole, lavorano ognuno al proprio piccolo appezzamento di terra e accolgono chiunque, condividendone le liturgie e momenti d'incontro. Durante l'anno organizzano diversi eventi e seminari, anche legati ad altre religioni e filosofie, sottolineando la loro apertura al prossimo.

L'Eremo di Camaldoli è un luogo religioso, sì, ma nessuno mi chiese se fossi cristiano, così come nessuna delle poche attività (preghiere e messe) era obbligatoria. Al principio della mia settimana all'eremo, la preghiera non la sentivo mia, ma poco a poco rivalutai l'idea che avere un dialogo con il Divino significasse per forza chiedere aiuto o perdono. Potevo addirittura rivolgere ogni mio gesto verso qualcosa più importante di me.

L'ingresso della chiesa

Esperienza all'Eremo di Camaldoli

Eccomi, nel deserto delle parole
regnava la sabbia che mi spogliava del superfluo.
Lodi, ora media e vespri, riti antichi cadenzavano i pasti
Mattutino lo saltavo, mattiniero non fui abbastanza.
Compieta alla sera ricordava il termine della giornata.

Il tempo delle lodi: i primi momenti per udire la mia voce
e i dolci canti dei monaci venivano a bussare la porta delle orecchie.
Coro a sinistra, coro a destra, ci alternavamo a suon di versetti
Delicate sinfonie, lunghe pause, poche letture e molti i silenzi.
Le preghiere si scandivano, una ad una, per rispetto della parola in quanto sacra.

Seconda tappa la foresteria
Pronti per la colazione, alcune volte in condivisione
Amavo quel tempo in cui monaci mostravano loro genuinità
sorrisi e chiacchiere spensierate celebravan la bellezza di un tempo sacro,
approfittavo per stringere legami, risolvere curiosità e dubbi.

Terza tappa il bosco
Solo e stolto percorrevo sentieri e inseguivo farfalle
osservando stupefatto la meraviglia immensa:
prati, laghi, daini, abeti bianchi millenari
proteggevano da negatività lasciando spazio alla purezza

Ascoltavo i ruscelli e le mie sensazioni fluire, contemplavo quel deserto
Espandevo l'udito notando passi troppo rumorosi - mi fermavo.
Pochi i protagonisti della sinfonia, vento fine a sprazzi e lievi cinguettii,
Molti altri vivevano, silenziosi nella pace di giorni preziosi.
Continuavo fino a perdermi e ritrovarmi, perdermi e ritrovarmi.

La liturgia dell'ora media mi richiamava dentro le mura
consacrando l'inizio del pranzo, pochi gli ospiti di un freddo marzo
Parole, anche quelle superflue.
Seguivo poi il mio volere:
tra preghiere, letture, camminate meditate.

Molti altri i luoghi di raccoglimento presenti all'eremo
la chiesa affrescata, la cella di San Romualdo...
non davano l'introspezione necessaria.
Trovai il mio rifugio:
la Cappella del vaso di creta.

Stavo immerso in altri tempi, una fiaba epica medievale
Al principio non semplice, mi negavo
sentendomi estraneo alla religione, alle persone
eppure quel deserto era lì per me
in attesa.

Mi diedi tempo, le paure svanirono,
lasciandomi muto al mio interno
e compresi, di questo piccolo mondo eremitico
il suo reale significato e ricordando a chiunque
la buona ospitalità, l'osservazione e silenzio magico.

La Cappella del vaso di creta

La cappella dell'eremo

Una scritta all'ingresso della cappella riportava:
La Cappella per la preghiera ospita all'interno un vaso di creta contente il Santissimo Sacramento.
La comunità monastica si è ispirata a un versetto di San Paolo:
"… noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi…"

Noi - vasi di creta - siamo qui per scoprire il nostro tesoro - consapevolezza/ Dio.

Eremo, solitudine, silenzio, pace, preghiera

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